Confederazione Grande Nord Trentino A.A.
#Rinascelasperanza

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«I TRENTINI? I È 'TALIANI CIAPÀI COL SCIÒP!»

Battisti "nonno dell'autonomia"... già, ma autonomi da chi, da cosa? 

Qualcuno ha sentito sicuramente dire:

«I TRENTINI I È 'TALIANI CIAPÀI

 COL SCIÒP!» 

(i trentini sono italiani presi col fucile). 

 

Niente di più vero in una storia che (anche tanti trentini non conoscono o non vogliono più conoscere) inizia proprio con un personaggio: Cesare Battisti.

Ecco un articolo che celebra la figura (con tanto di contributo economico) di colui che "fu fautore dell' annessione al Regno d'Italia".

A cento anni dalla sua morte, il dibattito tra gli autonomisti trentini e i difensori dell'italianità della Provincia riguardo il "traditore-martire" è oggi più vivo che mai.

La sua AUTONOMIA era dall'Austria, non dall'Italia! 

Perché quindi noi autonomisti lo consideriamo un "traditore"?

Vediamo la storia... 

Quando Cesare Battisti nacque nel 1875, Trento era ancora parte dell’Impero austro-ungarico. Si era anche già diffuso il movimento irredentista, che chiedeva che le regioni in cui si parlava la lingua italiana, come il Trentino, diventassero amministrativamente autonome dagli imperi di cui facevano parte e venissero annesse all’Italia

Nel 1911, convinto di poter ottenere dei risultati a favore dell’irredentismo continuando a combattere l’impero dall’interno, Battisti si fece eleggere deputato al Reichsrat, il parlamento di Vienna. L’11 agosto del 1914, dopo l’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo da parte di Gavrilo Princip, che si batteva per l’unificazione degli slavi della Serbia con quelli che abitavano nel sud dell’Impero austro-ungarico, e dopo l’inizio della guerra, Battisti si trasferì in Italia. 

Cesare Battisti si occupa di problemi sociali e politici: alla testa del movimento socialista trentino, si batte per migliorare le condizioni di vita degli operai, per l'Università italiana di Trieste e per l'autonomia del Trentino dall'impero austri-ungarico. 

Il 17 agosto 1914, appena due settimane dopo lo scoppio della guerra austro-serba, Cesare Battisti abbandona il territorio austriaco e fugge in Italia, dove diventa da subito un propagandista attivo per l'intervento italiano contro l'Impero austro-ungarico: tiene comizi nelle maggiori città italiane e pubblica articoli interventisti su giornali e riviste

Nel maggio del 1915, Battisti è con Gabriele d’Annunzio in un comizio sul Colle del Campidoglio. Finito il discorso del “Vate”, la folla riconosce al suo fianco l’irredentista e lo acclama a gran voce. Battisti risponde con chiare e concise parole. Indicando col braccio l’Oriente, esplode: “Alla frontiera, Italiani, con la spada e col cuore!”. Battisti, che a Innsbruck era stato antimilitarista, ora paradossalmente è diventato interventista convinto. E gli interventisti vincono la guerra civile. Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiara guerra all’impero Austro-Ungarico. Battisti è contento:

«Italia e Austria si contenderanno il Trentino con le armi.»

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